Autore: Belegni Massimo
Fotocamera: Sony DSLR-A200 Lente: Cosina 100 macro 1:1 + Tubi di prolunga in MF Esposizione: 1/125 F16 Flash in macchina + Flash Sigma DG500 Super in slave in manuale Iso Speed: 200 Località Vicinanze fiume Esino Periodo Maggio 2012 Mattino inoltrato. Alla conclusione di una uscita del tutto infruttuosa dal punto di vista fotografico, di ritorno verso casa, percorro il solito sentiero. Il fondo è come sempre abbastanza fangoso e scivoloso per cui procedo con calma. Qualcosa, che ronzando mi vola velocemente davanti, porta il mio sguardo ad indagare in mezzo ad un fitto intreccio di ortica e rovi. La zona è alquanto buia, chiusa com’è da due ali di vegetazione che arrivano a coprire, interamente, anche la volta, bloccando in massima parte la luce solare. Mi abbasso e noto, in mezzo a quell’intrico pungente, questi due piccoli insetti intenti ad amoreggiare. Appartengono alla grande e popolata famiglia dei Curculionidi (Hexapoda Coleoptera Curculionidae) ed in particolare alla tribù dei Polydrusus. Quando gli insetti sono in accoppiamento è spesso più semplice fotografarli perché tendono a rimanere più tempo fermi sul posto. In questo caso però la femmina è abbastanza irrequieta ed ogni tanto fa qualche passo. La posizione dei soggetti, ad una trentina di centimetri dal suolo ed in mezzo ad un tale intrico da garantire loro una certa privacy, unite alla scarsa luce, rendono la situazione dello scatto un poco disagevole. Non posso piazzare il cavalletto, dovrei districarmi in quel marasma rischiando di disturbare i nostri due amanti o addirittura di farli scappare. Decido allora di usare il cavalletto solo per scansare le appendici vegetali più fastidiose ed abbassare un poco il luogo della copula e di conseguenza i miei due soggetti tanto quanto basta da permettermi, una volta sdraiato a terra, di inquadrare la scena con la massima stabilità. Viste le loro dimensioni, meno di 5 mm, decido di usare il 100 macro montato su tutti i tubi di prolunga raggiungendo così un buon fattore di ingrandimento. A questo punto c’è da risolvere il problema luce. Per avere massima nitidezza scelgo di tenere comunque bassi gli ISO e quindi di usare il flash. Di montare il mio Sigma sulla slitta della macchina non se ne parla. Con i tubi dovrei usare la prolunga auto costruita da montare sulla parabola per spostare il lampo più avanti, sopra ed intorno ai soggetti, ma il tutto non solo sarebbe di impedimento nel muovermi per scegliere l’inquadratura giusta in quella giungla, ma non mi darebbe comunque il risultato che vorrei. Decido allora di metterlo in modalità slave e di posizionarlo, con un piccolo diffusore, quasi per terra, cercando di illuminare la scena ma riducendo al minimo le ombre nette. Regolo quindi tutto in manuale, flash, esposizione, fuoco e faccio un paio di scatti di prova sia per trovare la giusta posizione del flash e del lungo obiettivo, sia per tarare la giusta potenza del lampo rispetto a diaframma e tempi di scatto. Faccio in tutto una trentina di scatti in varie posizioni. Dopo quasi un’ora riesco alla fine ad avere alcuni scatti che mi piacciono dei quali questo, per me, è il migliore. Sono stato sicuramente lento sia per sistemare il tutto che per attendere che i due piccioncini si mettessero nella posa migliore per avere la composizione desiderata, ma bisogna anche tenere conto che a questi ingrandimenti la profondità di campo è minima anche a F16 e con il fuoco manuale non tutte gli scatti sono buoni. La fotografia è anche fatta di tanta pazienza. Quando me ne sono andato, io ero soddisfatto ma anche abbastanza provato dalla posizione, dalle spine dei rovi e dall’ortica, mentre i due amanti erano ancora indaffarati a dar seguito alla loro indiscutibile performance e per nulla infastiditi da quella prolungata ed indiscreta violazione della loro privacy. |
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Dicembre 2024
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