Autore: Massimo Belegni
Fotocamera: Sony A200 Lente: Sigma 400mm f 5.6 APO Esposizione f/13 1/250 sec Programma Priorità diaframma Iso Speed 400 Specie: Falco Pellegrino (Falco Peregrinus) Luogo: Jesi (AN), rive del fiume Esino Stagione: Primavera Quella mattina ero uscito per andare a fotografare i gruccioni. Mi ero dimenticato lo sgabello e all'interno del piccolo capanno stavo in ginocchio ed ogni tanto ero quindi costretto a sedermi e riposare le rotule doloranti. Sull'albero di fronte c'era un gruccione che andava e veniva continuamente e nonostante fosse lontano per il mio 400 e contro sole, condizione alquanto sfavorevole per il mio vecchissimo sigma, qualche scatto glielo avevo fatto lo stesso, anche per testare se mi vedesse o mi sentisse. Nessun problema. Continuava imperterrito a partire, prendere un insetto, posarsi un attimo sempre sullo stesso posto, volare verso un albero ancora più lontano dove c'era una femmina alla quale offriva l'insetto per poi tornare alla base e ripartire per una nuova caccia. L'ultima volta aveva preso un grosso calabrone e aveva dovuto sbatterlo una decina di volte sul ramo prima di portarlo alla sua amata. Poi ad un tratto erano spariti tutti. Lui, la sua compagna e anche gli altri che di tanto in tanto si posavano lì intorno. Era il momento di riposare le ginocchia. Mi sedetti tenendo sempre d'occhio quella parte di albero dal piccolo spiraglio lasciato libero dalla macchina e dall'obiettivo. Dopo poco, lì dove poco prima c'era il gruccione innamorato, vedo materiallizzarsi una figura ben più grande e scura. Appena poco dopo essere arrivato sul posto avevo visto delle cornacchie aggirarsi e posarsi su quell'albero, ma questa non mi sembrava affatto una cornacchia. Vedevo la schiena scura. La testa era girata a sinistra e coperta da un paio di protuberanze del ramo principale. Avevo appena steso le gambe e non avevo voglia di riprendere la scomoda posizione senza motivo. Raccolsi da terra il binocolo e guardando su un solo oculare provai a verificare di cosa si trattasse. Ebbi un sussulto. Non era una cornacchia. Era un rapace. Si vedeva il becco adunco. Non feci caso al colore. Nella mia mente si era formata l'idea che fosse la poiana che cercavo di fotografare da tempo. Mi rimisi in un attimo in ginocchio. Feci appena in tempo ad impugnare la macchina che era lì sul cavalletto già puntata e guardai dentro per inquadrare bene il nuovo arrivato. La sua schiena non aveva il colore della poiana. Non era una poiana. Nel momento in cui quella certezza si materializzo, la mente cominciò a cercare di catalogare dalla schiena quel rapace. In quell'istante di ricerca mentale si girò verso destra e mostrò, anche se parzialmente nascosto da un'altra protuberanza dello stesso ramo, l'occhio bordato di giallo, il becco corto e giallo all'attaccatura, il collo bianco. Rimasi un attimo sorpreso. Era ... si ... era un Falco Pellegrino. Era sempre parzialmente nascosto ma prima che se ne andasse così, come era venuto, mi diede tempo e modo di fargli questo scatto. Un breve ma intenso incontro di un predatore fantastico. |
Archives
Dicembre 2024
Categories
Tutti
|